E’ materia di riflessione, specie in questo momento di attesa delle nuove regole, il rapporto tra economia circolare e calcestruzzo. Infatti dei 15 milioni di tonnellate di rifiuti da demolizione e costruzione, che sarebbero utilizzabili per produrre nuovo calcestruzzo, ne viene impiegato solo il 7,4%. Il resto finisce in discarica come rifiuto speciale.
Federbeton, l’associata del cemento a Confindustria, presenta una serie di proposte per incentivare il riciclo. Il calcestruzzo, che ora viene utilizzato per il 70% delle costruzioni europee, è un materiale che con corretta manutenzione può arrivare anche a 200 anni. Per non parlare di calcestruzzi autoriparanti, capaci di rinforzare all’interno le fratture o di drenare l’acqua, perfino fotoluminescenti, capaci di assorbire energia solare e di emetterla di notte sotto forma di luce, o fotocatalitici, che favoriscono una più rapida decomposizione degli inquinanti. Senza contare che con i residui di produzione si può ottenere energia.
Gli ostacoli al calcestruzzo green sono molti, nonostante nei bandi pubblici sia stata introdotta la norma che prevede l’utilizzo del 5% di materia riciclata nei componenti per le costruzioni. Attualmente le tecniche di micro-demolizione italiane finiscono per contaminare il calcestruzzo con vetro, mattoni o intonaci, rendendolo di fatto non più riciclabile.
Federbeton chiede la demolizione selettiva e meccanismi di premio, come quelli che a Bologna concedono più volumetria ai progetti che prevedono l’uso di materiali riciclati. Per questo occorre che venga approvato il decreto End of Waste sui rifiuti inerti che è fermo al Ministero dell’Ambiente.