Recentemente, in occasione della progettazione condivisa con la vicepreside di un corso di aggiornamento inerente la metodologia didattica inglese per insegnanti di scuola primaria, il discorso è scivolato sui genitori, su quanto si sentano insicuri e ansiosi rispetto al proprio contributo educativo. Si chiedono come entrare in una risonanza affettiva positiva con i propri figli, non soverchiante per vederli fare piccoli passi sempre meno incerti verso un’autonomia consapevole.
Come aiutare quindi i figli a regolare i propri stati emotivi e non solo… guardare, ascoltare, prestare attenzione, riflettere, sono tutte capacità di regolazione.
In realtà i genitori sono degli insegnanti straordinari, vediamo perché e come.
Generalmente, le conversazioni dei genitori con i propri piccoli riguardano situazioni presenti e concrete in cui l’interesse del bambino si nutre del suo personale coinvolgimento nell’attività e la conversazione ne amplifica l’attrattiva e il divertimento. Ecco che, il genitore in questa attività del qui ed ora si esprime più lentamente, articola più chiaramente, spesso ripete singole parole indicando azioni ed oggetti che hanno sempre una illustrazione concreta immediata.
Si tratta del cosiddetto Motherese che operando come un vero e proprio set di lezioni di lingua intuitive (quindi anche di pensiero) sprona i piccolini verso la competenza comunicativa. Studi recenti mettono inoltre in evidenza come i genitori siano in grado, sempre intuitivamente, di alzare gradualmente il livello di queste lezioni esperienziali proponendo prassi di strutture linguistiche appena al di sopra della comfort zone del piccolo. Insomma, un safe learning in cui si salta da altezze moderate, con una fitta rete di protezione e i tentativi sono in vista della negoziazione di significati, escludendo la mera correzione linguistica.
L’esperienza (in inglese experiential learning) si configura quindi come determinante per lo sviluppo linguistico, per imparare a fare osservazioni, fornire interpretazioni e formulare ipotesi. Una sequenza che sposta l’attenzione verso la necessità di una rappresentazione interna dell’esperienza esterna, garantendo così ai piccoli lo sviluppo di procedure organizzate di pensiero e quindi di problem solving.
Anche noi, quest’anno, ci siamo mossi nell’ambito di questo apprendimento olistico che l’esperienza consente; dico noi in quanto siamo stati ispirati da questi genitori/insegnanti i quali con fiducia, determinazione e costanti feedback hanno partecipato alle lezioni; insieme abbiamo perseguito e messo in atto la convinzione di come la lingua inglese sia non il fine ma il mezzo per:
- sviluppare nei nostri bimbi procedure di pensiero e di apprendimento sempre più autonome;
- scoprire e fare leva sui loro talenti;
- identificare le loro diverse esitazioni emotive, naturali in questo periodo di forte crescita e cambiamento, aiutandoli a superarle affinché siano in grado di percepire appieno la propria unicità e il proprio valore.
Siamo sicuri di avere fatto tutti insieme un piccolo passo in avanti nel rendere questi bimbi cognitivamente più forti, maggiormente efficaci e soprattutto divertiti da questa lingua a cui si sono applicati con assoluta dedizione e in cui hanno espresso le proprie idee e i propri sentimenti, raggiungendo risultati che ci hanno sinceramente commosso.
Questo abbraccio riflette il nostro percorso insieme: Vittoria (Vicky, la nostra class monitor) e noi insegnanti lo dedichiamo a tutti i bimbi che sono stati con noi e ai loro genitori, tra cui vorremmo sentitamente ringraziare Bice Convertino, la quale crede che le sfide del domani per i nostri bimbi si debbano vincere ora e tutti i giorni dell’anno.
Un augurio di buone vacanze ed un arrivederci al nostro Children English Festival “Get Back to School Edition”.
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